Scie Chimiche e Anima / 2

Pubblicato il da Ghigo Battaglia

 

goya chimico

 

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La mancata esposizione alla luce solare naturale, oramai filtrata assiduamente dalle coltri chimiche composte da tonnellate di particolato sospeso nell’aria, produce anch’essa notevoli anomalie funzionali nell’organismo. La produzione degli ormoni della ghiandola pineale umana ne viene profondamente alterata così come, conseguentemente, i cicli vitali di ogni organismo terrestre. Viene inoltre ridotta la produzione naturale di vitamina D, un potente antitumorale naturale, indispensabile per lo sviluppo cellulare. Questi ultimi aspetti, pur generando effetti sulla psiche, rientrano nella categoria di disturbi ascrivibili a cause neuro-fisiologiche. Cerchiamo allora di individuare invece la sensazione precipua psicologica di chi, accorgendosi della vastità dell’operazione scie chimiche, si è avviato, come detto, in quell’opera faticosa di riprogrammazione mentale in cerca della verità o, perlomeno, di una spiegazione plausibile di quanto scoperto. In estrema sintesi, cosa traspare da questo doloroso lavoro di ricomposizione della storia umana? Si scopre che i cosiddetti ‘fatti storici’ sono in gran parte eventi programmati e lontani dalle esigenze umane. Ci si accorge che è in moto una macchina infernale che mira alla dissoluzione dell’umano genere che utilizza tutte le armi che possiede e che spaziano dall’uso dei media ipnotici, alla somministrazione di cibo guasto, all’utilizzo di pratiche mediche sconsiderate, alla creazione di un ambiente artificiale attraverso il quale gestire le popolazioni con un armamentario posticcio di simboli, bandiere, precetti vari, leggi e comandamenti. Aggiungo di mio che basta guardare dalla finestra (ed anche dentro casa nostra) per accorgersi della non appartenenza di tutto ciò rispetto al contesto ambientale. Fatta questa breve seppur tragica premessa, ho riscontrato negli ‘illuminati’ un insieme di stati d’animo e sensazioni tipiche dei soggetti sottoposti a mobbing e stalking (due vocaboli di origine inglese intraducibili che indicano persecuzione e molestie).

Queste due pratiche si avvalgono dei risultati di studi approfonditi sugli effetti sull’uomo e vengono utilizzate sistematicamente in ambienti e con proporzioni inimmaginabili. Vediamo assieme le caratteristiche psicologiche dello stato della vittima di questi feroci e subdoli atti di violenza.

Per le vittime del mobbing, le conseguenze possono essere rilevanti. Sono stati riscontrati sintomi a carico della salute fisica, mentale e psicosomatica: per esempio, stress, depressione, calo dell'autostima, autobiasimo, fobie, disturbi del sonno, problemi digestivi e muscoloscheletrici. Tra le vittime del mobbing sono comuni anche disturbi da stress di carattere post-traumatico, simili ai sintomi che si manifestano dopo esperienze traumatiche di altra natura, quali disastri o aggressioni.

Diverso è il caso dello stalking perché è una forma di violenza più esplicita, anche se più diretta e ponderosa, per cui la risposta individuale si basa sulla consapevolezza certa dell’aggressione subita.

Lo stalking, definito anche “sindrome del molestatore assillante”, consiste in un insieme di comportamenti anomali e fastidiosi verso una persona, costituiti o da comunicazioni intrusive oppure da comportamenti volti a controllare la propria vittima (per esempio: pedinamenti, appostamenti, sorveglianza sotto casa, violazione di domicilio, minacce di violenza, aggressioni, omicidio o tentato omicidio). In altre parole lo stalking: “identifica una sistematica violazione della libertà personale”.

Il termine stalking deriva dall’inglese “to stalk”, ed etimologicamente è un termine proprio della caccia, in quanto significa “appostarsi”, “avvicinarsi alla preda di nascosto”. Il comportamento tipico del molestatore assillante (stalker) è, infatti, quello di seguire la propria vittima durante tutti i suoi movimenti. Quest’ultima, a causa della sistematicità di tali azioni, deliberatamente volte ad avvicinarla o a convincerla intorno a qualcosa, oppure, nei casi peggiori, a spaventarla e punirla, percepirà tali atti con fastidio e paura, risultando da essi profondamente turbata sia a livello psicologico che nel modo di rapportarsi con il mondo esterno. Questo accade perché, la persistenza e la frequenza delle azioni persecutorie, generano, in chi le subisce, insicurezza.

Le scie chimiche sono un’operazione persecutoria perché continue ed ubique. Accompagnano la nostra vita quotidiana e soprattutto le pause lavorative alla ricerca del contatto con la natura, sfregiata dall’andirivieni meccanico, distante ed indifferente dei demoni bianchi in veste di aerei cisterna militari camuffati.

Credo che il mobbing e lo stalking siano le azioni violente più paragonabili alle scie chimiche nella sola dimensione psicologica ed emotiva. Non è da escludere che questi effetti siano stati compresi dagli autori di tali scempi. Facendo un esempio, le palesi incongruenze dei fatti dell’11 di Settembre 2001 a New York, hanno dato immediatamente la consapevolezza, a chi se ne è accorto, del fatto che si trattava di un auto attentato. Questa consapevolezza si è associata a quella della spavalderia e tracotanza degli autori di tali crimini presente in virtù dell’approssimazione con la quale hanno agito. In poche parole, i palesi errori nell’esecuzione dei fatti ‘terroristici’ potrebbero essere stati inseriti apposta con l’intento di intimorire e mostrare il potere assoluto detenuto dagli autori del mega attentato show. Le scie chimiche sono un’operazione visibile. Visibile però solo da alcuni essere umani tipicamente animici. Forse allora le scie chimiche, oltre a svolgere le funzioni d’arma che conosciamo, fungono anche da elemento intimorente nei confronti degli esseri umani ancora vigili.

Concludo qui questo tentativo di addentrarci in un aspetto forse non secondario dell’operazione scie chimiche, quello relativo alla risposta psicologica ed emotiva umana di tali azioni. Spero sia stato utile.

 

 http://sociologia.tesionline.it/sociologia/glossario.jsp?GlossarioID=4814

http://sociologia.tesionline.it/sociologia/articolo.jsp?id=2601

 

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