L'80% della Materia ci è Ignoto

Pubblicato il da Ghigo Battaglia

 

I fisici più accorti ed onesti, dichiarano apertamente di conoscere abbastanza bene il funzionamento  di una piccola parte della materia dell’universo (redigendo le leggi che lo descrivono): circa il 10%. Questi stessi scienziati inoltre, affermano di poter immaginare con buona approssimazione l’essenza ed il funzionamento di un altro 10% dell’universo. Del restante 80% (quasi tutto!) della materia non ne sanno nulla! Esistono ottime ipotesi omnicomprensive e teorie affascinanti ma nessuna di esse è stata mai provata con i mezzi della scienza classica.

Data questa premessa, la fisica quantistica ha introdotto nel ragionamento scientifico, paradossi destabilizzanti quali, ad esempio, quello dell’influenza dell’osservatore sui fenomeni da lui osservati. Per capire l’importanza di questo elemento, immaginatevi (a mò di esempio in un livello macrocosmico) Galileo Galilei nei suoi esperimenti di caduta dei gravi dalla torre di Pisa ed un fisico moderno che tenta di spiegargli che le sue sfere di materiale diverso, se osservate, modificano il loro moto! Noi ragioniamo quindi spesso su di un substrato scientifico assai ridotto per portata e capacità di comprensione. Non stiamo parlando di cose remote al di là della galassia ma della materia che è qui ed ora accanto a noi, di noi stessi, dell’interazione che abbiamo con questo computer o con il vicino di casa o con le stelle!

Anche le altre discipline umane sono da considerare non altro che un piccolo passo dentro l’immensità del mistero della creazione e della coscienza. Potrebbero esistere quindi tutto ciò che noi riusciamo solo ad immaginare in un continuum ondulatorio esistente tra la realtà ed il nostro pensiero in un giocoso e sorprendente feedback. L’ispirazione lirica quindi potrebbe avere uno spazio fondamentale per la comprensione di quell’80% che ci è ignoto. L’intuito, le arti e la sola parola potrebbero aiutarci ad illuminare la grande caverna dell’ignoto. Potrebbero esistere altre dimensioni adiacenti o compenetranti la nostra e nessuno scienziato si dovrebbe azzardare a confutarlo! Nessuno ha il diritto di affermare cosa sia e cosa non sia, questo è il punto fondamentale da comprendere. La scienza ufficiale è utilizzata come strumento di controllo della psiche delle masse e non un mezzo di conoscenza! Il Cicap è un esempio di come non debba essere utilizzata la scienza. Lo scienziato dovrebbe essere l’uomo più umile al mondo, un ricercatore etereo in cammino verso la conoscenza, adiuvato dal notevolissimo strumento della scienza, ma con l’occhio e le orecchie attente agli spunti provenienti da ogni dove, non un gendarme del pensiero!

Ogni testimonianza umana è degna di attenzione e rispetto ed ogni forma di pensiero, in quanto fenomeno ondulatorio potenzialmente creativo, è importante. Il timore dei gendarmi del pensiero ufficiale è quello di non far scivolare il mondo verso il buio dell’irrazionalità? Ma il mondo è in mano all’irrazionalità: i potenti vivono in dimensioni deliranti e parlano una lingua ermetica, propugnano tesi oscure con finalità distruttive e modalità simbolico-mistiche! Peggio di così…ed invece il Cicap se la prende con chi in buona fede, magari sbagliando, azzarda ipotesi sugli oscuri indizi che percepisce. Viviamo immersi in un continuum energetico artificiale, sommersi da elementi materici artificiali in una gestione dello spazio e del tempo frutto di attenta progettazione e non sappiamo perché! L’immaginazione è potere, uno slogan di qualche anno fa, felicemente attuale.

 

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