Vecchi Aborigeni e Pratiche Nuove

Pubblicato il da Ghigo Battaglia

 

aborigeni

 

‘Anziano’ è una parola che non mi è mai piaciuta. Ad essa preferisco di gran lunga la parola ‘vecchio’. I neologismi edulcorati sono propri della nostra epoca ipocrita ed indifferente. Vecchio poi è una parola densa e piena che ben accompagna la senescenza ed il suo corredo di inestimabile saggezza.

Presso gli aborigeni australiani (gli abitanti più antichi del pianeta), è d’uso far dormire i giovani afflitti da disturbi psicologici in mezzo ai vecchi del villaggio in zona appartata. Il giovane viene condotto in un luogo ai margini del territorio della comunità e passa le sue notti agitate nel centro di un cerchio protettivo formato dai vecchi e dai loro corpi. Immaginiamo il senso di protezione che si possa ricevere da questa dignitosissima e saggia pratica ed immaginiamo pure l’emozione esaltante e curativa che possa provare il soggetto giovane.

I nostri vecchi invece, sono spesso considerati un intralcio alla nostra vita associativa, ostacoli alla contemporaneità da parte di un mondo che non c’è più. I nostri vecchi sono relegati in stanzini insalubri oppure delegati a qualche volenterosa signora dell’est, perdendo così un inestimabile eco di un mondo passato ed un sistema di vita molto più vicino alle nostre esigenze più profonde. Relegandoli ai margini della società, emarginiamo per sempre da noi saperi e modi di interazione molto umani e quindi ricchi ed irripetibili con il loro corredo di protezione.

La sanità contemporanea poi curerebbe il giovane aborigeno con un cocktail di velenosi psicofarmaci dai mille colori che lo porterebbero alla dipendenza e ad aggravare nel tempo i suoi disturbi. I vecchi invece vengono ‘ospitalizzati’ in qualche struttura da tregenda, nell’indifferenza generale, trattandosi in fondo di semplice materiale biologico alla fine del suo ciclo di vita.

La medicina ufficiale è una delle principali cause di morte dei paesi ‘sviluppati’! Si dovrebbe riflettere sulle statistiche, no? Soprattutto bisognerebbe abituarsi a leggerle nel verso ed intenzione giusti. Ultima nota sui metodi di cura istintivi: funzionano. Quando si è in contatto profondo e sereno con se stessi si può interpretare la salute e la malattia in un dialogo franco e foriero di saggezze e rimedi antichi. Anche nell’alimentazione, l’istinto può portare a risultati sorprendenti. Nelle attività di diffusione sui veleni artificiali che ci opprimono, i vecchi sono la parte dell’umanità più consapevole. Una ricchezza che solo gli stolti ignorano.

 

Nessuno meglio del Capitano James Cook (1788) e' riuscito a descrivere con le seguenti righe il vero spirito del popolo aborigeno:

"A prima vista appaiono come gli esseri umani piu' diseredati della Terra, ma in realtà vivono in uno stato di felicità' superiore a quello mai sperimentato dagli europei. Ignorando sia il superfluo che il necessario della vita europea, raggiungono un alto grado di godimento in virtù della loro ignoranza. Terra e mare forniscono loro l'indispensabile alla vita. Non bramano palazzi o servitù. Vivendo in un clima tiepido e dolce, respirando un'aria purissima hanno poco bisogno di coprirsi, e della superfluità di ogni indumento sembrano esser perfettamente consci perché quelli ai quali davamo stoffe o capi di vestiario, li abbandonavano sulla spiaggia e nella boscaglia come cose inutili. Non vollero barattare con noi neanche il minimo articolo del poco che possedevano. Questo dimostra essere coscienti di possedere l'indispensabile alla vita".

 

Gli aborigeni australiani sarebbero i discendenti più vecchi dei primi individui che si avventurarono fuori dall’Africa. Ciò è teorizzato da uno studio svolto di recente e pubblicato sulle pagine della rivista "Nature". La ricerca è consistita nell'analisi dell’intero genoma delle cellule presenti in un pezzo di capelli, raccolto 90 anni or sono da un etnologo britannico in viaggio tra Perth e Sydney.

Marco Peresani, biologo dell’Università di Ferrara, dice: "Questi antenati sembra che si siano incamminati ben settantamila anni fa iniziando il loro viaggio dal Corno d’Africa per giungere nel continente asiatico e poi in Australia, passando per l’India. Nel corso del loro viaggio verso oriente, si sono imparentati con i neandertaliani, come si nota dalla presenza nel loro DNA di sequenze genetiche provenienti da essi. Ancora più clamoroso è stato il rilevamento nel loro genoma di tracce di DNA appartenente ai denisoviani, ovvero un tipo di ominidi vissuti 44 mila anni or sono nel continente asiatico e scoperto recentemente da archeologi sovietici analizzando codice genetico derivante da un pizzico di polvere di osso scovato un anno fa in Siberia, nella grotta Denisova".

 

(1) http://italiani-in-australia.blogspirit.com/archive/2008/05/10/spirito-aborigeno.html 

 (2) http://www.paid2write.org/tecnologia_scienze/gli_umani_piu_antichi_sarebbero_gli_aborigeni_australiani_18135.html

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