Due Sole Possibilità?

Pubblicato il da Ghigo Battaglia

L’immigrazione è gestita in modo sconcertante. Da una parte si alimentano le speranze di chi è escluso da un luogo del mondo in cui si crede che esista un alto tenore di vita con l’uso di mezzi subdoli e pervasivi (creando inoltre le condizioni attraverso le quali è possibile giungere nel luogo sospirato anche se a rischio della propria vita). Dall’altra parte invece si predica uno sdolcinato e retorico “amore per il prossimo” (chiunque esso sia) oppure, all’opposto, si instilla l’odio per le minoranze e la paura per lo “straniero”. Restiamo così racchiusi entro un “corto circuito” mentale indotto che influenza il nostro giudizio e le nostre reazioni in merito alla figura dello “straniero” (ed alla questione immigrazione) che viene percepito come una persona bisognosa di aiuto ma anche come una possibile minaccia alla nostra integrità fisica e spirituale. Alla ricerca della verità i più sensibili cominceranno a dibattere in merito alla questione confrontandosi con queste due (e solo due) categorie di pensiero che si incarneranno nel politico di turno, pronto a recepirle ed a vaticinare retoricamente in loro funzione. La verità, come sempre accade, è al di fuori da tutte e due le visioni del fenomeno prospettateci. La riduzione delle categorie di pensiero a due sole opzioni è una trappola dalla quale ci dobbiamo esercitare a sfuggire. Anche il consenso politico popolare è stato veicolato verso due blocchi in apparente contrasto tra di loro che rappresentano invece una indissolubile unità per cui ogni parte è necessaria e complementare all’altra. Lo sbarramento ad una soglia minima per accedere al parlamento è un’altra sagace invenzione per tenere al di fuori di esso le poche voci dissonanti. La creazione di apparenti alternative è un’operazione psicologica astuta che permette il controllo della maggior parte della cosiddetta opinione pubblica che, per comodità o per ignavia, finisce per caderci dentro. Spesso poi questa struttura per il consenso finisce per rendere il lavoro mentale personale assai difficoltoso e stressante come nel caso della comprensione dell’immigrazione appena accennato. In realtà lo stress cognitivo e decisionale ci è stato imposto nel momento in cui è stato creato artificialmente l’ambito nel quale adoperarsi per effettuare le nostre riflessioni. Quando emergono questi “corto circuiti” quindi siamo in presenza di un segnale di possibile irreggimentazione eterodiretta dell’arbitrio personale. La dualità del pensiero e dell’opinione è stata propagandata per rendere il lavoro dei persuasori occulti più facile e soprattutto per disorientare ed isolare chi la pensa diversamente ed è alla ricerca costante di soluzioni originali di pensiero e di vita, tentando poi, tra mille difficoltà, di comunicarle a persone con il difetto d’origine di essere state chiuse in una delle due possibili scelte. L’adesione infatti ad una delle due categorie pre-pro-imp-poste prevede anche la “sepoltura” sotto tonnellate di ciarpame già accatastato per annichilire la libertà di pensiero e la libera comprensione della realtà. Come avevamo già scritto, nulla di più lontano dalla conoscenza alberga nelle accademie. La via di fuga è rappresentata dalla possibilità di riconfigurare gli elementi stessi da cui si pretende parta una riflessione, negando addirittura la necessità che si arrivi ad una conclusione in assoluto oppure che essa debba essere ben definita. La realtà è un insieme su cui possiamo agire fin dai suoi elementi archetipici ed apparentemente inamovibili.

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