Dentro i Nostri Sordi Demoni di Latta

Pubblicato il da Ghigo Battaglia

 

Il design degli oggetti che sono attorno a noi è raramente il frutto di mere esigenze funzionali. Tutto ciò che viene prodotto dall’industria è infatti disegnato per essere venduto, ed i centri stile (gli studi di progettazione) cercano di assecondare tale necessità mescolando la 'ragione' alle esigenze del marketing.     Cos’è accaduto però al design negli ultimi dieci anni?

 

Le forme un tempo simpaticamente ingombranti delle nostre automobili, degli occhiali da sole, delle lampade, dei nostri vestiti, hanno ceduto il posto a forme affusolate ed espressive, che emanano una atmosfera seducente ed a volte addirittura inquietante. Dall’ingenuità e dall’aureo nitore del design degli anni sessanta, si è pian piano scivolati verso una progettazione omnicomprensiva che tende a raffigurarsi gli oggetti come insiemi dotati di una specie di personalità propria, generalmente aggressiva, spiazzante o comunque e spesso inquietante.

 

Basti osservare il design automobilistico contemporaneo per rendersi conto della ferina aggressività dei suoi prodotti, concepiti non tanto per trasportare alcuni individui in sicurezza da un luogo all’altro, ma per imporsi al cospetto altrui e tenersi la strada sgombra in virtù della propria acquisita arroganza. Le luci al led hanno consentito di sottolineare ‘ciglia’ aggressive attorno ai fari, sempre più sfuggenti, a ricordare i gelidi occhi di una belva, che hanno totalmente perso l’originaria funzione di consentire un buon illuminamento della sede stradale.

 

L’automobile è una sfuggente ‘seconda pelle per cui il suo occupante partecipa della dimensione iconica e materiale di questo freddo involucro che ci tiene sempre più lontano dalla nostra umanità e ci consente performance estreme ed irraggiungibili quanto praticamente inutili. L’identificazione dell’uomo nella macchina è un assai poco desiderabile obiettivo che i designer e chi li comanda stanno invece accarezzando come vicino e possibile.

 

Sarebbe davvero auspicabile un sereno ritorno alla dolce ingenuità e caratterizzazione festosa della prima produzione industriale quando alcune automobili sorridenti, semplici ed ‘amichevoli’ ornavano le nostre strade.

 

Purtroppo, tutto è lordato dall’imposizione di una volontà del nulla verso il nulla di cui ci siamo fatti partecipi, cadendo in un inganno miope e scellerato. Rivestendoci di ornamenti volitivi denunciamo la nostra insufficienza e le nostre vere intenzioni malevole. Ci stiamo robotizzando da soli: infilandoci in vesti di plastica, sottraendoci scampoli di socialità grazie alle protesi polipesche di un onnipresente HiPod, infilato ormai sottopelle, facendoci cullare dalle voci stomachevoli di sedicenti ‘navigatori’ sintetici e mendaci. Si dovrebbe tornare alla realtà, ai materiali naturali ed al riconoscimento della sola funzione, abbandonando seduzioni animistiche di oggetti sostanzialmente malevoli per noi e per il prossimo.

     

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