Chi ha Paura di Stitch?

Pubblicato il da Ghigo Battaglia

 

Stitch

 

Premessa: in un momento drammatico come quello attuale, impiegare del tempo per una lettura critica di un cartone animato potrebbe apparire esercizio inutile ed ozioso, eppure da questi bassorilievi contemporanei possiamo trarre preziose informazioni di ciò che balugina nella mente dei loro creatori, da quel sistema ramificato di potere assolutista che vede nei media una componente irrinunciabile di propaganda serpentina.

 

‘Lilo e Stitch’ comincia con un episodio di manipolazione genetica ad opera di una civiltà aliena di un elemento predatorio, prototipo di acume, irrazionalità ed improvvisazione. Questo elemento (l’esperimento 626) viene espulso ed esiliato nel cosmo sino a raggiungere fortuitamente la Terra sulla quale si adopererà inizialmente seminando terrore e distruzione, così come la sua natura gli comanda di fare. L'espulsione dal suo contesto iniziale potrebbe ricordare la 'cacciata dall'Edin' del primo uomo, il terrestre-l'Adam, al seguito di una sua conclamata attitudine alla disobbedienza. In effetti come l'Adam, Stitch è un prodotto malriuscito di manipolazione genetica!

 

La seconda considerazione che possiamo fare è legata al concetto di panspermia, ossia la diffusione di forme di vita od elementi vitali tramite la diffusione indifferenziata nel cosmo alla ricerca di un ecosistema in grado di contenerle e farle prosperare. A questo aspetto, di origine naturale od artificiale che sia, sono probabilmente legati i fenomeni delle cosiddette ‘pioggie colorate’ che hanno interessato molti luoghi della Terra e che hanno inspiegabilmente fatto ricadere sulla sua superficie tonnellate di materiale biologico dalla composizione inusitata e sorprendente. Stich è un elemento frutto di un esperimento biologico disperso volontariamente nell’universo.

 

L’alieno Stitch è costituzionalmente un predatore distruttore e, per meglio poter compiere il suo ruolo, si adatta all’ambiente ed assume forma accettabile dalla vita terrestre. La capacità di mutare la forma accresce quindi le sue possibilità di azione. Dopo varie e burrascose vicende viene suggerito allo spettatore che la ‘questione aliena’ sia ben presente nelle istituzioni anche le più remote e che sul pianeta insista nascostamente una pressione esterna potenzialmente enorme. La popolazione locale ne è però ignara e questo stato di segretezza contribuisce in fondo al mantenimento di una sorta di status quo, necessario alla definizione di questioni interplanetarie, basate sorprendentemente su di una specie di 'diritto universale'.

 

Stitch, dopo aver mutato forma ed attitudini vien accettato dalla comunità terrestre in un contesto paritario di orfano tra orfani. Anche l’origine della terrestre Lilo infatti è sconosciuta perché affidata non ai genitori ma ad una sorella pasticciona ed al suo giovane fidanzato. Si vuole suggerire in questo modo la sostanziale identità d’origine delle due specie? Credo proprio di si. L’inesistenza della barriera genitoriale (presente spessissimo nei lavori della Disney) inoltre, impedisce la naturale difesa che la contraddistingue e favorisce così l’adesione aliena nella sfera affettiva sconquassata della piccola Lilo.

 

L’assistente sociale è il classico ‘Man in Black’ cosciente ed addestrato sulla questione aliena, nei panni di un assistente sociale onesto e lungimirante. La fusione di una specie aliena predatrice con quella umana è quindi possibile a patto che si smussino eventuali spigolature e si abbandonino difese preconcette. Stitch è l’ennesima proposizione dell’alieno simpatico, un piccolo Pan irrefrenabile e pasticcione che può però ben convivere in un contesto umano.

 

Al di fuori delle connotazioni spiritose della pellicola notiamo come Stitch abbia bisogno di un contesto organizzato per vivere e di forme di vita alle quali ‘aderire’ per la sua stessa sopravvivenza: Stitch è a suo modo un essere sociale. In conclusione credo si possa intravvedere la consueta pressione esercitata sui bimbi all’accettazione del fenomeno alieno che non solo non riveste pericolo ma che è foriero di spunti vitali ed interessanti. Il diavoletto pasticcione rivela infatti di conservare al suo interno sentimenti sdolcinati inaspettati ed una possibile componente attrattiva di immaturità caotica simile a quella di Peter Pan altro elemento esterno al contesto umano contrapposto all’ordine sociale costituito ed accettato. Un invito alla ribellione giovanile ed al rifiuto prematuro delle figure genitoriali è sotteso in questi racconti.

 

L’immedesimazione ed una sorta di complice attrazione è la chiave lettura di questa possibilità di fusione simbiotica, nonostante i tentativi di raggiro iniziali, giustificati nel film per un’esigenza di autodifesa.

 

In Peter Pan il mondo dei sogni è infatti popolato di orfani immaturi così come quello di Lilo e Stitch, l’ennesimo tentativo di assuefare la presenza aliena ai bambini? L’eliminazione dello scudo difensivo genitoriale, seppur segretamente ambito dal giovane nel suo percorso di indipendenza e differenziazione, è pericoloso e propedeutico ai fenomeni di infiltrazione aliena? So di spingere forse troppo in la l’interpretazione delle motivazioni creative degli sceneggiatori di questo simpatico lungometraggio, eppure altre letture precedenti suggeriscono di porre la massima attenzione alle possibili implicazioni sottese a queste opere indirizzate alla parte più indifesa della popolazione: i bambini, colpiti dalle vaccinazioni coatte, dal cibo spazzatura, dalle radiazioni scolastiche e da un sistema che li vorrebbe in balia di pulsioni immature, nocive e lontane dal controllo di genitori spesso relegati essi stessi in una simile desolante condizione di immaturità.

 

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